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Quando la sera del 9 ottobre 1989 mia nipote Raffaella mi portò la lettera-testamento di Rossano, la casa era piena di parenti e amici. Nessuno di noi ne conosceva l’esistenza. Due giorni dopo, all’uscita dal cimitero, la mamma di Raffaella scoprì che lei e la sorella Francesca si erano sottoposte a tipizzazione per verificare la compatibilità con il cugino Rossano: erano tra loro identiche. In quel momento compresi che cosa avrei potuto fare: le identità esistevano, era una realtà di fatto, bisognava cercare il modo per avere anche dei donatori da chiamare nel momento del bisogno. Sapevo che stava germogliando la banca dati dell’ospedale Galliera e così visitai alcune famiglie bene del nostro paese, pensando di avere una mano da loro, ma mi offrirono soldi che non accettai.

I primi approcci con la gente, le istituzioni, i medici non furono diffi cili, proprio grazie alla lettera di Rossano che fu pubblicata su testate a tiratura nazionale e letta sulle reti televisive di Stato e private. Circa mille famiglie mi scrissero da tutt’ Italia, chiedendomi informazioni e il testamento di Rossano. Poi, un giorno, domandai a Fabrizio Frizzi – che allora conduceva ‘Piazza grande’ – di essere ricevuto nel suo camerino, negli studi Rai. Guardandolo dritto negli occhi gli dissi che doveva essere lui a dare il buon esempio, tipizzandosi: Fabrizio se ne ricorda ancora e ricorda questo episodio nelle sue interviste.

Nel frattempo conobbi Renato Picardi, i rappresentanti di alcuni gruppi spontanei di volontari e, di lì a poco, prese vita ADMO. All’inizio ci sono stati momenti difficili, con risorse limitate e problemi di comunicazione per sensibilizzare i potenziali donatori. Tra speranza e disperazione, lungo il cammino  talvolta si faceva avanti la rassegnazione. Ma non per me e per molti altri: se non eravamo riusciti a salvare i nostri figli, dovevamo farlo per figli a noi sconosciuti.
Tra le righe della sua lettera testamento Rossano scrisse anche che si augurava che la leucemia venisse debellata entro il 2000… Dieci anni per non vedere più bambini spegnersi e giovani scrivere le loro ultime volontà… Ma per un giovane dieci anni non passano mai, a differenza di noi anziani che invece li vediamo volare. E, alla fi ne di questo 2007, dopo diciotto anni, la leucemia continua comunque a mietere le sue vittime. Con ADMO abbiamo fatto tanto, tutto quello che potevamo. Non è bastato. Il donatore di oggi, di domani dev’essere anche un donatore di midollo osseo e cellule staminali, così come le future mamme donatrici di sangue placentare dal cordone ombelicale. È un impegno.

Mario Bella

E MARIO BELLA CONTINUA…
“…alla volont√† di Rossano ho tenuto fede lavorando giorno e notte, perch√© non ci fossero altri figli di altri genitori destinati a non farcela per mancanza di un donatore compatibile. ‚ÄúVent‚Äôanni sono pochi per scrivere le ultime volont√† e molto pochi per dover morire‚Äù. Con i venti milioni di vecchie lire lasciati da Rossano, nel 1991 acquistai per la banca del midollo di Genova il computer che poteva lavorare via modem, collegandosi al Registro mondiale: in quegli anni, al Galliera, vi era solo il computer personale del giovane dottor Barbanti‚Ķ Maria, la ragazza di Rossano, oggi √® felicemente sposata con due figli: Stefano e Alessandro, i nomi che le aveva chiesto Rossano.”