Che cosa si prova a sapere che se la vita continua, per noi stessi o per un nostro caro, è grazie al gesto di un donatore che rimarrà per sempre sconosciuto?
In due lettere, i pensieri e le parole che arrivano dal cuore per arrivare oltre il semplice ringraziamento.
Cara Donatrice,
se questa mia ti arriva, significa che il controllo è andato bene. Se questa mia ti arriva, significa che in massima parte lo devo a te. A quella enorme, impressionante sacca che nove mesi fa recapitarono – alle cinque del pomeriggio – nella mia stanza d’isolamento. Una sacca con dentro la tua vita e la mia. Certo, io non cominciavo né finivo lì, né cominciavi o finivi lì tu. Ma attraverso quella sacca, da allora, io sono anche un po’ te e tu sei un po’ me. Una cosa come questa è troppo grande per le nostre povere mani, per le nostre povere menti, perché le nostre mani possano tenerla e le nostre menti comprenderla fino in fondo. Perciò io non saprò mai il tuo nome, tu non saprai mai il mio. Ed è giusto così. Ma è anche troppo grande, assolutamente troppo grande, perché io possa accampare una scusa, una scusa qualsiasi, per tacere. Ho atteso nove mesi, il tempo di una gravidanza e, se tutto fosse andato bene, il tempo necessario per arrivare a sospendere le medicine dopo il trapianto. Come ho già detto, se questa ti arriva significa che tutto è andato bene. Che controlli ed esami periodici naturalmente continueranno, ma che a oggi vivo, vivo bene e non dipendo più da alcuna pillola. Ora, come dirti il mio grazie? In questi mesi ci ho pensato tanto e poiché nessuna parola, nessuna lettera può bastare, ho capito che dovremo entrambe accontentarci di uno fra i molti e imperfetti tentativi possibili. Questo, però, io spero, fortemente spero: che il donare sia servito a te quanto a me il ricevere e che, alla fine, il nostro sia stato uno scambio, un dialogo, un atto d’amore profondo. Quanto di più prezioso esista al mondo. Cara Donatrice, tu mi hai restituita ai fiori, alla poesia, a mio figlio, alla sabbia che cuoce sotto il sole, alla nebbia, alle scarpe per camminare, alle note, ai colori, alle stelle nel pozzo, alla legna nel camino, all’amore, alle strade, all’inchiostro, alle ombre del giorno e della notte, all’acqua salata, al desiderio, al Disegno Celeste, alle crepe nei muri, ai grilli, alla marmellata di more… Tu mi hai restituita ai ricordi, ai forse, al cuore che batte, ai progetti, alla pioggia sulle foglie, alla porta che si apre, al dove, alla farina, al dolore che comincia e finisce, alla colazione, alle persiane che sbattono, ai sogni, alle bacche di rosa canina, allo stupore, alla debolezza, al calore, ai disegni di un bambino, alla calma, agli errori. Mi hai restituita al pane coi semi, alla sveglia al mattino, al gatto che corre, agli sguardi, ai libri, al pedale dell’acceleratore, ai tuffi , alle orecchie tappate, a mia madre, agli amici, ai quaderni, all’incenso, alla chiesa nel borgo, al viaggiare, alla risata improvvisa, alla fame, alle mie coperte, al profumo dei limoni, alla neve, alle briciole sul davanzale, ai rumori, alle voci, al presente, a me, a me, a me… Alla vita! Onora la tua. Grazie, per sempre.
Ogni bene a te, a chi e a ciò che ami.
(da ADMO Liguria)
Carissimo,
sicuramente ti stai chiedendo chi è che ti scrive. Noi non sappiamo niente di te, non conosciamo né il tuo nome, né il tuo paese, probabilmente sei di sesso maschile. Possiamo però affermare con certezza che sei una persona splendida. Grazie alla tua generosità abbiamo ancora accanto a noi una mamma meravigliosa. E’ solo grazie a te che ha potuto conoscere anche la sua prima e unica nipotina, di due anni. Forse ora stai iniziando a capire da dove ti giunge questa lettera, vero? Sono passati 31 mesi dalla tua donazione di midollo osseo e 31 mesi dal trapianto a nostra madre. Grazie alla tua generosità oggi è una donna in ottima forma che conduce una vita normalissima.
Eppure, pensa, durante i suoi ricoveri in ospedale s’era rassegnata al fatto che non sarebbe mai diventata nonna e che quindi non avrebbe mai conosciuto i suoi nipotini. Grazie a te, invece, il suo sogno è stato realizzato. Grazie a te è nata una seconda volta, il 17 maggio del 2007.
Nostra madre si era ammalata di leucemia nell’ottobre dell’anno precedente: la sua unica possibilità di vita era il trapianto di midollo. Sesta di sei fratelli, tutti compatibili tra di loro, ma nessuno con lei. Mamma di due figli (mia sorella e io), ma nessuno di noi due compatibile con lei. Avevamo pensato che fosse arrivata la fi ne. Dal Registro dei donatori di midollo osseo, però, dopo sei mesi di ricerca è venuto fuori il tuo nome. Compatibile al 100 per cento! Diverso solo il gruppo sanguigno (nostra madre, oggi, ha il tuo gruppo sanguigno, B). Questa notizia è stata una gioia immensa, soprattutto quando ci hanno informati che eri disposto a fare l’espianto di midollo. Finalmente una buona notizia dopo tante negative abbiamo detto alla dottoressa, che era in contatto con l’ADMO, quando ci ha chiamati per comunicarcela.
I giorni si avvicinavano e l’ansia aumentava.
La paura che tu potessi ritirare il consenso, però, c’era… Il 16 maggio, invece, la dottoressa ci ha comunicato che il tuo midollo era arrivato: era stata lei, personalmente, a essere andata a prenderlo all’aeroporto. Goccia dopo goccia, il tuo midollo si è fatto spazio nel corpo di nostra madre. Certo, i giorni successivi al trapianto sono stati difficili, nei primi mesi ci sono stati diversi problemi, ma già dopo un anno dal trapianto la situazione è andata migliorando.
La nostra famiglia, mia madre per prima, mio padre, io, mia sorella, la piccolina e tutte le persone che ci sono state vicine in quei momenti orribili, ti sono veramente grati. Ma grazie non è sufficiente. Ci piacerebbe, un giorno, poterti incontrare.
(da ADMO Puglia)