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Il primo ottobre hanno iniziato il loro Servizio Civile Nazionale presso cinque sedi di ADMO Emilia Romagna sette ragazzi. È la seconda volta che un nostro progetto viene fi nanziato e abbiamo già potuto valutare positivamente i risultati che questi giovani portano all’interno delle realtà territoriali. Questo sia in termini di aiuto concreto alle nostre azioni di sensibilizzazione, sia con incisive idee nel coinvolgimento dei nuovi potenziali donatori a cui sono molto più vicini come età. Dai due volontari in servizio presso la sede ADMO di Parma, ecco le prime impressioni.


Giovanni Cotti

Difficoltà? Vale la pena affrontarle

Aiutare il prossimo. Donare il proprio aiuto a una persona che ne ha bisogno. Concetto apparentemente facile da capire. E, secondo tanti, anche di facile attuazione. Ma siamo sicuri che aiutare gli altri sia davvero così semplice? Non lo è. Perché molto spesso per aiutare un’altra persona bisogna mettersi alla prova, affrontare i propri ‘demoni’, sconfiggere le proprie paure… e soltanto dopo aver affrontato le nostre battaglie saremo veramente in grado di donare il nostro aiuto concreto a persone più bisognose di noi. Questo è ciò che ogni donatore ADMO si prefigge di fare nel momento in cui si verifichi la necessità d’intervenire. Ma non solo. Perché oltre a proporsi di aiutare il prossimo, donando a persone sconosciute il proprio midollo osseo, fissa anche come obiettivo la propria crescita interiore e il superamento delle proprie fobie, che possono essere molteplici (come per esempio la paura dell’intervento).
Come riescono queste persone a fare qualcosa che può metterle in difficoltà? Semplicemente, affrontano le loro paure per un bene superiore, per un bene che non giova soltanto al paziente che riceverà il midollo osseo, ma che gioverà anche al donatore in termini di crescita interiore e maturazione. In più, il solo il fatto di essere donatori credo implichi già di per sé una grande sensibilità d’animo e passione.
Esiste anche un altro aspetto fondamentale: lo scambio tra donatore e ricevente è reciproco, perché il rapporto non è a senso unico, ma è una strada a doppio senso.
E questa ‘doppia circolazione’, infatti, ha modo di verificarsi nell’attimo stesso della donazione: il ricevente/paziente otterrà un aiuto, una speranza, la solidarietà di un altro individuo a lui sconosciuto, ma contemporaneamente anche il donatore si arricchirà interiormente, tramite la consapevolezza di aver dato speranza e sostegno a una persona in
difficoltà. Credo stia proprio in questo il grande regalo che i donatori ADMO (ma anche delle altre associazioni), danno e ricevono nel momento del bisogno. Naturalmente il donatore si capacita della sua crescita e di ciò che ha acquisito solo dopo aver donato effettivamente. Ma, ‘sfortunatamente’, non si può essere tutti donatori, perché ogni individuo ha la propria personalità, il proprio carattere: non bisogna fargliene una colpa, ma piuttosto sensibilizzarli sui problemi e convincerli a sostenere in altri modi la causa di associazioni come ADMO, AVIS, AIDO, FIDAS, ADISCO. Perché esistono anche altre possibilità per supportare e donare un aiuto concreto a queste realtà. Il servizio di volontariato, per esempio, incentrato sulla sensibilizzazione delle masse e non solo. Io, per esempio, sono un ragazzo che ha scelto di fare il servizio civile nazionale presso ADMO, mettendo da parte l’università per offrire il mio aiuto ad altri volontari, che a loro volta cercano di dare una speranza a molti malati che necessitano di un trapianto di midollo osseo. E anch’io mi sto mettendo in gioco per affrontare le mie paure (come parlare davanti ad un pubblico). Eppure, benché tutto ciò mi crei delle difficoltà, credo proprio valga la pena affrontarle.
Emiliano Ghillani

Credere in un mondo migliore

Ho cominciato lunedì 1° ottobre il mio nuovo incarico presso ADMO. In questo momento della mia vita, tra la fine del percorso universitario e l’inizio di futuri progetti professionali, ho deciso di fare l’esperienza del servizio civile volontario. Fra tutti i progetti disponibili nel mio territorio (conosciuti attraverso Internet) sono rimasto colpito, fin da subito, dalle finalità e dal titolo – particolarmente significativo e ‘intrigante’, per il senso di sfida, anche culturale, che trasmette – del progetto “Persone vere per un mondo migliore” proposto da ADMO Emilia Romagna. Ho quindi deciso d’inoltrare la mia richiesta e nei primi incontri di conoscenza con i responsabili si è rafforzata in me la positiva impressione iniziale.
Ho avuto modo di percepire l’impegno e l’entusiasmo che queste persone dedicano alla mission dell’Associazione, entusiasmo che hanno saputo trasmettermi invogliandomi sempre più a mettermi in gioco in questa esperienza.
Credo di poter contribuire alle attività di ADMO mettendo a frutto alcune conoscenze  maturate all’università, soprattutto interessi e competenze nel campo della ricerca psicosociale e dell’utilizzo di programmi statistici. Mi aspetto di poter lavorare anche attraverso il computer e il nuovo programma di statistica: sono infatti molto interessato a questa nuova sfida e a queste nuove strategie di lavoro.
Mi auguro, pertanto, di poter fare del mio meglio e di offrire un aiuto alle persone che ne hanno bisogno. Ascoltando l’Operatore Locale di Progetto, che mi ha ben illustrato che cos’è ADMO e di cosa si occupa, mi sono reso conto di essere una persona fortunata perché, nonostante io sia in carrozzina, so che esistono molte situazioni ben più gravi della mia.

Matteo Salini